Il Digital Clutter. Quando l’accumulo digitale è dannoso sia per noi che per i nostri dispositivi

Il Digital Clutter. Quando l’accumulo digitale è dannoso sia per noi che per i nostri dispositivi

Avete mai sentito parlare di digital clutter? Non è altro che l’accumulo compulsivo di materiale digitale come screenshot e foto, riscontrato in particolare nella Gen Z (1997-2012) e tra i Millennial (1981-1996).

Sullo stesso tema, un articolo pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health ha introdotto il concetto di digital hoarding (accaparramento digitale).

Ma cosa spinge i giovani a trattenere nei propri dispositivi tecnologici così tanto materiale, fino a non avere spazio per altro, come le app importanti? È presto detto. Questi ragazzi compiono quest’azione e sviluppano questa abitudine secondo il principio del just in case, ovvero del “e se in futuro dovesse servirmi? Non posso cancellarlo”.

Oltre ad essere un impiego inutile di spazio di memoria digitale, produce anche danni, spiegandosi come un dispendio di energie mentali. Per quanto sia giusto il “prevenire”, è ulteriormente giusto il saper discernere i contenuti importanti da quelli che, alla fine dei conti, non lo sono.

Il termine tecnico e scientifico di questa difficoltà a “lasciar andare” è disposofobia digitale, un nome che può spaventare ma non deve essere necessariamente inteso come un problema. Studi come quelli citati da LifeCycle Transitions hanno sottolineato come l’attaccamento emotivo ai “possessi” digitali renda la cancellazione un processo faticoso e fonte di disagio, per sé e per gli altri.

Per quanto riguarda l’ambito della salute mentale si evidenzia come, specialmente nella Gen Z, questo comportamento porti a un aumento fino al 19% dei livelli di depressione nei giovani interessati che alla crescita fino al 15% dei disturbi da stress.

Ci sono poi alcuni aspetti funzionali che sono stati evidenziati da studi internazionali: l’eccessivo uso della riproduzione digitale di eventi e contenuti porterebbe ad un indebolimento delle capacità di attenzione ma anche della memoria. Confidando sul fatto che le informazioni sono tutte nella memoria del cellulare, e immagazzinandole rapidamente, quasi automaticamente, non favoriremmo i processi di memorizzazione delle stesse. Una rassegna di studi su questi aspetti è stata redatta da Agenda Digitale.

Il combattimento quotidiano contro il digital clutter non è soltanto la liberazione della memoria dello smartphone, ma anche il processo di riconquista del proprio “spazio mentale”. Il saper distinguere ciò che è da tenere e fondamentale da ciò che non lo è può essere inteso anche come un processo di crescita dell’individuo stesso, che può migliorarsi giorno dopo giorno, soltanto mettendo mano attiva in questo processo.

Ci sono molti articoli in rete su come liberarsi dal digital clutter: consigliamo di leggerli, senza accontentarsi di farne degli screenshot.

Per approfondimenti sul tema:

ScienceDirect.com

LifeCycleTransitions.com

International Journal of Environmental Research and Public Health

Agenda Digitale