Pregiudizio e salute mentale

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La tutela della salute mentale non può prescindere da una serrata lotta allo stigma, ed in primo luogo ai pregiudizi, spesso infondati e privi di evidenze scientifiche, verso le persone con disturbi mentali. Con discriminazioni in ambito sociale, per la formazione ed il lavoro, per la ricerca dell’abitazione, per la costruzione ed il mantenimento delle relazioni.

Stigma è sinonimo di marchio, che può portare alla deriva psicologica e sociale, ad emarginazione, con vissuti di vergogna anche da parte dei familiari, solitudine e gravi difficoltà di accesso alle cure.

È quindi importante cercare di smentire e contrastare queste false credenze, come con merito ha fatto l’Istituto Superiore di Sanità nelle pagine web su “falsi miti e bufale“ dedicate alla salute mentale (www.issalute.it/index.php/falsi-miti-e-bufale/salute-mentale). E come sta realizzando il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Roma 2, con i preziosi patrocini di Roma Capitale e della RAI e con la straordinaria partecipazione di diversi artisti, con l’evento a carattere nazionale RO.MENS, Festival della Salute Mentale per l’inclusione sociale contro il pregiudizio, che si svolge dal 26 settembre al 2 ottobre 2022.

Lo stigma è una seconda malattia che inchioda i disturbi psichiatrici alle persone che ne soffrono. Una etichetta che non si toglie.
Si tratta in primo luogo di un fenomeno culturale che nasce da una tendenza ad allontanare da noi chi non rientra nei parametri della nostra normalità, cangianti nel tempo e nei luoghi. Un particolare meccanismo di difesa che, etichettando l’altro come folle, porta alla illusione di essere nella normalità. Una specie di divisione manichea che nella realtà della salute mentale non ha evidenze scientifiche, essendo riconosciuta come un continuum tra benessere e disagio, correlata ad una multifattorialità biopsicosociale dinamica.

Come affermato dal cantautore brasiliano Caetano Veloso “Da vicino nessuno è normale”. Una frase che è stata scelta dagli utenti della comunità psichiatrica di Piazza Urbania di San Basilio, come scritta della bandiera gialla che sventola su “Marco Cavallo DeSanba”, simbolo del Festival RO.MENS.

Peraltro, i pregiudizi della società possono essere introiettati dalle persone con disturbi mentali, alimentando il fenomeno paralizzante del self stigma. Senza considerare che possono essere introiettati anche nei familiari e a volte negli stessi operatori.

Tra i diversi pregiudizi il più devastante è rappresentato dalla inguaribilità.
Invece, oggi sono possibili trattamenti efficaci nell’ambito dei diversi fattori biologici, psicologici e sociali, che possono portare ad una qualità accettabile della vita, fino alla guarigione.

Un secondo pregiudizio rilevante è rappresentato dalla pericolosità, associata alla imprevedibilità.
È vero che vi sono persone con disturbi mentali che commettono dei reati, ma non è stata evidenziata una maggiore significatività statistica rispetto agli altri cittadini. Certamente il clamore mediatico, l’intensità emotiva, rimanendo più impressi nella mente se correlati alla follia, possono suscitare la convinzione che siano più frequenti e che le persone con disturbi mentali siano da ritenere automaticamente pericolose. Peraltro diversi episodi eclatanti inizialmente attribuiti alla follia, poi nel corso delle indagini non hanno visto una connessione con i disturbi mentali. Basti ricordare il caso di Cogne.

Troppo spesso siamo portati ad attribuire alla follia reati che invece originano da pulsioni ataviche di violenza che si possono attivare in determinati contesti. Purtroppo, basta leggere le cronache nere quotidiane per rendersi conto della “normalità” della violenza, a partire dai femminicidi, dalle violenze intrafamiliari e di strada.
Comunque chiunque commette un reato dovrebbe poter essere processato, condannato se colpevole, curato per i disturbi mentali possibilmente fuori dal carcere, o dentro, se prevalgono le esigenze di sicurezza per la collettività. È ora di arrivare ad uguali diritti e doveri per tutti.

Un terzo importante pregiudizio è correlato alla convinzione errata che la persona con disturbi mentali non è in grado di lavorare, più in generale è improduttiva, incompetente ed incapace.
Basterebbe pensare ai diversi personaggi storici “folli” che hanno realizzato magnifiche attività, da John Nash a Vincent Van Gogh, da Abramo Lincoln a Michelangelo Buonarroti, da Caravaggio ad Alda Merini. In realtà chi soffre di disturbi mentali può svolgere attività lavorative, anche assistite, con una certa continuità e produttività.

Un quarto pregiudizio è correlato al timore di recarsi presso gli specialisti e presso i servizi di salute mentale per non essere etichettati come matti. Meglio non farsi vedere che si va dagli specialisti del disagio psichico. C’è, perfino, chi ha ancora paura di essere schedato in caso di TSO.
Così diverse persone che soffrono di disturbi mentali che potrebbero essere trattate precocemente, con maggiore efficacia, rischiano di peggiorare o di cronicizzare.

In conclusione sul fronte del contrasto allo stigma ed ai pregiudizi c’è molto da fare, da parte di tutti. Un loro ridimensionamento potrebbe consentire un maggiore emporwement, di aumentare l’autostima e la capacità di autodeterminazione, di realizzare le proprie aspettative e di facilitare l’accesso alle cure.

I servizi di salute mentale, le ASL, i Comuni e le Regioni, fino allo stesso Governo nazionale, dovrebbero realizzare più iniziative contro lo stigma ed i pregiudizi. Ma il ruolo principale è giocato dai mass media, dalla cultura del Paese.
Senza informazioni corrette, evitando l’attribuzione automatica alla follia di ogni episodio eclatante di cronaca nera, promuovendo una sensibilizzazione positiva verso le problematiche correlate ai disturbi mentali, riducendo l’atteggiamento stigmatizzante. Ognuno di noi può fare la propria parte.

 

Massimo Cozza
Direttore Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2